Сintura di Orione
Tre stelle – come i tre angeli da Abramo –
stavano sopra il bosco lucente di neve
la notte del primo innamoramento
nella nostra lontana adolescenza.
Tredicenni, sedemmo fianco a fianco
sul letto di ferro all’ospedale,
sottovoce parlando di quel bambino
moribondo nella corsia vicina.
La buona infermiera ci aveva convinto
che per salvarlo, quella mezzanotte,
atterrera' dietro quel bosco di pino,
l’elicottero con dei bravi dottori.
Ma tacquero le stelle alla finestra.
Palpitavamo alla presenza della morte
sparsa intorno come gocce di mercurio.
E palpito' la fiamma esile della speranza.
Ci lasciammo invece prima della sveglia
Senza guardarci l’un l’altro negli occhi,
senza aver sentito il rombo dell’ala
dell’elicottero prodigioso.
Soltanto la lettiga di ferro
risuonо' in fondo al corridoio.
Quella notte d’inverno l’ho ricordata
camminando per un sobborgo di Roma.
Marzo. Vien freddo di sera, c’e' del fumo.
In un orto, nel fuoco abbandonnato
bruciacchia un ramo vecchio di palma.
Nella luce delle finestre si muovono ombre.
Si sentono voci della vita altrui.
Una triade di stelle mi guarda dal cielo,
non mi promette alcun miracolo.
Ma sotto la cenere non si spegne la speranza.
Sono sconvolto da questa inaudita
Stupefacente sensazione.
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