Collezione epigrafica. iscrizioni napoletane. v

                ROBERTO DAMIANI (1927 - 1947)

Il prof. Enrico Damiani (1892 – 1953), promotore dell’Orientale e iniziatore delle cattedre di Polacco e di Bulgaro, dono' a questo Ateneo gli 11 000 volumi della sua biblioteca personale, creando il “Fondo Damiani” dedicato alla memoria del figlio Roberto tragicamente scomparso.


(L’iscrizione sotto il fotoritratto di Roberto Damiani alla sala di lettura della biblioteca Europa
(Istituto Universitario Orientale, via Duomo), s.XX.)




AD  UN  DICIANNOVENNE



Stai seduto accanto а me,
nella poltrona con le gambe accavallate,
con il libro aperto in mano,
sei tutto come voleva vederti il tuo papa' professore,
assorto nelle letture, attento, serio, vero studioso in erba...
Ma mi sembra che stessi pensando alla ragazza
che ti fissava l’appuntamento stasera.
Tra il giorno della tua foto, tra l’ora di quel incontro
ed il giorno della tua scomparsa, c’e' meno d’un mese...
Quante volte, guardando i ritratti funebri di Fayyum, nell’Egitto,
vedevo quel sigillo del termine presto sui volti.
Quanto tempo cercavo di distinguere
sulle centinaia delle vecchie foto
chi dovesse morire fra poco... M’adesso non vedo.
Non voglio vederlo. Si, davvero,
sei troppo bello per questa vita.
Ma sarebbe quella piu' bella,
per non far tanti belli
tanto presto andarsene...


Stai seduto accanto а me,
e sento la peluria soffice di un giovanotto
sulle tue mani. Ed il cinturino
nero dell’orologio,
e come adesso, fai le dodici meno cinque...
Ma, l’ombra del tuo destino
sulle tue guance, non voglio vederla.
Queste date sotto la foto,
venti sette – quaranta sette, non voglio vederle...
E tuttavia, le folle
dei bei e giovani partono ogni giorn’, ogni notte.
Partono nelle guerre, nelle lite futili, arditamente
buttandosi nelle onde, sbattendosi in pezzi
a corsa sfrenata... Ma, silenzio! Non mi ribello
a questo mondo creato cosi',
alla ingiustizia dello sorte terreno.
Son ubbidiente alla voce del santo Vangelo
di resurrezione, di quel Regno in cui
i giusti risplenderanno come il sol,
e mi resta soltanto crederla per avere speranza
di rivedere tutti quelli che amo, che perseverо amando,
che non sono sul questo suol...


Come sto ti guardando,
voglio – tutto infinitamente –
voglio – sulle ale di tutto il mio cuore –
di vivere questa vita, di amarla con passione,
voglio farla concepire,
farla partorire il figlio
che tutto somigliasse a te, in cui,
risuscitererai
come Lazzaro
nel mio giorno,
nel corrente dei giorni,
nel giorno perpetuo...


Cristo, me senti? Son folle?
Oppure no?

 


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